Il Liberty, il nuovo stile che alla fine dell’800 si diffonde in tutta Europa, stenta a farsi strada a Roma, la città eterna che diffida del moderno e trae forza dal suo passato. Tanto più rare sono le tracce che ha lasciato tanto più interessanti da ripercorrere, sulle orme di architetti come Ernesto Basile, scultori come Ettore Ximenes, ceramisti come Galileo Chini o artisti artigiani come Duilio Cambellotti. Il Liberty si manifesta in architettura non tanto nella struttura della costruzione quanto nell’apparato decorativo derivato non più dalla classicità bensì dallo studio della natura dal vero: fiori, frutti, verzure, animali o figure femminili, raffigurati più o meno naturalisticamente sono i soggetti di affreschi, ceramiche, vetrate, stucchi , marmi, inferriate che decorano le facciate di villini e palazzi, e che per la loro qualità denunciano la felice fusione tra virtuosismo manuale e fantasia creativa, tra arti minori e arti maggiori.